Sentirsi “Popolo di Dio”. Penso sia stata questa l’immagine, consegnataci anche dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, che i pellegrini diocesani del Giubileo a Roma abbiano portato a casa.
IL VIAGGIO E nel cuore di tutti noi non c’erano solo i compagni di viaggio, ma di tutta la Chiesa, la Chiesa di Vigevano e la Chiesa universale. L’emozione di quei momenti ci ha fatti sentire a casa propria, nel nostro Duomo come in tutte le altre chiese della diocesi, ma contemporaneamente in San Pietro, come nella più piccola chiesa nel mondo.
Il Pellegrinaggio ha avuto come tappa significativa e momento spirituale di inizio, la cattedrale di Orvieto, con l’adorazione del corporale del miracolo di Bolsena.
EMOZIONI A Roma il passaggio della Porta Santa della basilica di San Paolo fuori le Mura e la celebrazione dell’eucarestia nella chiesa delle “Tre Fontane”, dove San Paolo subì il martirio. Poi Roma, l’alloggio alla Casa “La Salle”, ma soprattutto piazza San Pietro, dove abbiamo incontrato anche i sacerdoti della nostra diocesi che vivono a Roma. Anche in questo modo abbiamo potuto sperimentare l’universalità della Chiesa. L’emozione dell’ingresso in San Pietro e la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedra presieduta dal cardinale Arrigo Miglio e concelebrata dal vescovo Gervasoni e da altri sacerdoti.
GRAZIE Sento il dovere di ringraziare il nostro Vescovo, perché ha voluto e saputo coinvolgerci in questa bella immagine di “Popolo di Dio”. Siamo tornati a casa con un bagaglio pieno di ricordi , gli stessi che raccontiamo ai nostri parenti e amici e che fanno crescere le rispettive comunità di appartenenza. Sono certo che questo pellegrinaggio abbia “convertito i nostri cuori”, sollecitandoci ad aprire i nostri ambiti quotidiani, per affacciarci con tutta l’umanità.
Dep
Giorno uno: il viaggio
La sveglia è suonata presto la mattina di lunedì 17 marzo per i cinquantadue fedeli del pellegrinaggio diocesano a Roma. Il viaggio è lungo, ma la voglia di partire e di vivere l’esperienza in collettività è tanta. Prima di arrivare nella capitale, i pellegrini, guidati dal vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni, hanno fatto una prima tappa nella cittadina umbra di Orvieto.
È proprio qui che abbiamo dato inizio al percorso spirituale in vista del Giubileo della Speranza – racconta don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo e direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi diocesano – Dopo questa prima tappa abbiamo ripreso il viaggio alla volta di Roma, fulcro del nostro pellegrinaggio. Una volta giunti nella capitale, i pellegrini hanno fatto una prima visita alla città, in vista dell’attraversamento della Porta Santa.
Giorno due: attraversamento della Porta Santa

Il secondo giorno del pellegrinaggio i fedeli della Diocesi, insieme al vescovo Gervasoni, hanno condiviso un momento di fede rinnovata. Cuore del viaggio, l’attraversamento della Porta Santa di san Paolo e di san Pietro, «ritrovando l’entusiasmo dei primi cristiani». Un’occasione di riunione che non ha riguardato solo i pellegrini diocesani, ma che ha visto una riunione anche con gli studenti dell’Istituto San Giuseppe di Vigevano. «Durante l’attraversamento della Porta Santa – continua don Pastormerlo – abbiamo avuto modo di condividere questo momento speciale con gli alunni del San Giuseppe, anche loro in viaggio nella capitale per una gita scolastica». Un’esperienza che ha saputo riunire giovani e meno giovani della Diocesi di Vigevano all’insegna della speranza, della condivisione e del rinnovamento cristiano.
Giorno tre: Messa a San Pietro
La tre giorni romana si è conclusa con la celebrazione della Messa a San Pietro in Vaticano, presieduta da monsignor Maurizio Gervasoni. «Penso che l’esperienza del pellegrinaggio diocesano a Roma sia stata molto positiva – racconta il vescovo – Ho visto tutti i partecipanti molto motivati, sempre con un pensiero e una preghiera rivolti alle condizioni di papa Francesco. Aver varcato la Porta Santa di san Paolo e di san Pietro ci ha fatto sentire consapevoli di appartenere alla Chiesa universale fin dalle sue radici. Abbiamo portato a casa non solo un ricordo, ma soprattutto una fede rinnovata, con l’entusiasmo dei primi cristiani. Questo penso sia stato il vero senso del pellegrinaggio». Un senso in linea con quello che è il messaggio di speranza proprosto dal Giubileo 2025.